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Il fap è un dispositivo antinquinante che, nelle auto diesel, trattiene le particelle di smog.
Da oltre una decina di anni la legge impone che ogni automobile diesel che circoli in Italia sia munita del famoso fap, cioè del filtro antiparticolato. Di cosa si tratta? Cos’è il filtro antiparticolato? Quando cambiarlo?
Filtro antiparticolato: cos’è?
Il filtro antiparticolato viene montato obbligatoriamente su tutte le auto diesel al fine di ridurre le emissioni inquinanti. Il filtro, infatti, trattiene le polvere sottili (le Pm10, così definite per via del diametro di dieci millesimi di millimetro), pericolose per l’ambiente e per la salute delle persone.
Filtro antiparticolato: è utile?
Il filtro antiparticolato è stato introdotto per ridurre l’impatto ambientale delle automobili. Tuttavia, il fap presenta anche degli inconvenienti: il filtro, infatti, alla lunga tende ad ostruirsi a causa delle particelle che accumula. Inoltre, il fap comporta normalmente una riduzione delle prestazioni dell’autovettura e, quando si rompe, la sua sostituzione è piuttosto costosa.
Per di più, molti mettono in dubbio la reale efficacia del filtro antiparticolato: se è vero, infatti, che esso cattura alcune particelle inquinanti, è altrettanto vero che nella fase di rigenerazione (cioè, di pulitura del filtro) le stesse particelle vengono bruciate e poi liberate nell’aria.
Tutti questi motivi inducono molti automobilisti a recarsi dal proprio meccanico di fiducia per ottenere la rimozione del filtro antiparticolato.
Filtro antiparticolato: è legale toglierlo?
Togliere il filtro antiparticolato è illegale. Chi lo fa rischia le seguenti sanzioni:
Il codice della strada è chiaro: è sanzionabile chiunque circola con un veicolo al quale siano state apportate modifiche alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione o di approvazione e nella carta di circolazione
Alle stesse conseguenze va incontro chi, pur non rimuovendo il filtro antiparticolato, modifica la centralina della vettura in modo tale da impedire il funzionamento del filtro stesso.
A tutto ciò si aggiunga che, oltre alle multe e alle sanzioni accessorie, la rimozione illegittima del filtro antiparticolato comporta anche la decadenza dalla garanzia della vettura, se questa non è ancora scaduta.
Filtro antiparticolato: è reato toglierlo?
Il codice penale punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da diecimila a centomila euro chiunque abusivamente provoca una compromissione o un deterioramento, significativi e misurabili,
delle acque, dell’aria o di porzioni significative del suolo o del sottosuolo [2].
In teoria, quindi, poiché la rimozione del filtro antiparticolato comporta un maggiore inquinamento dell’auto, il responsabile potrà rispondere penalmente per un delitto contro l’ambiente.
La norma sopra menzionata, però, parla di un inquinamento significativo dell’ambiente: pertanto, non sarà punibile l’emissione sostanzialmente irrilevante di gas nocivi. È chiaro che si tratta di un argomento tecnico e che la misurazione dell’effettivo impatto ambientale, oltre che essere difficile, è rimessa alle competenze specifiche dell’organo accertatore.
Filtro antiparticolato: quando cambiarlo?
Abbiamo detto che il filtro antiparticolato trattiene le polvere sottili. È chiaro che, a lungo andare, il filtro tenderà a sporcarsi fin quasi ad otturarsi del tutto. Un filtro particolarmente sporco (di solito segnalato da un’apposita spia luminosa) va controllato e cambiato per evitare sofferenze al motore e aumenti dei consumi.
Il filtro tende a sporcarsi molto soprattutto quando l’automobile è utilizzata per compiere brevi spostamenti. Il fap, infatti, è strutturato in modo tale da rigenerarsi (cioè, da bruciare le particelle accumulate) quando la macchina viaggia ad un numero elevato di giri, cioè in autostrada. Anche in questo caso, però, il filtro antiparticolato non è sicuramente eterno: prima o poi andrà cambiato, con esborso non da poco per l’automobilista.
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